Oliver Rowland abbracciato da Tommaso Volpe

Rowland (Nissan) e la vittoria a Misano sfumata di un soffio: «Molto frustrante, ma continuerò a lottare con ancora più energia»

di Pasquale Di Santillo
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Questione di dettagli. La vita, lo sport, ogni cosa dipende dai dettagli. Magari danno l’impressione di essere piccoli, inutili elementi. Invece, fanno la differenza. Sempre. Ti possono mandare in Paradiso quando già eri tornato a casa con la coppa del secondo posto e qualcuno aveva brindato a champagne al posto tuo. Oppure ventiquattro ore dopo ti rispediscono all’inferno con gli interessi quando già eri sicuro di salirci tu su quel gradino più alto del podio, pronto a brindare a tua volta. Oliver Rowland, 32 anni ad agosto, pilota del Nissan Formula E Team, suddito di sua Maestà Re Carlo, nativo di Barnsley, South Yorkshire nel giro di una giornata queste emozioni le ha vissute tutte insieme tutte sulla sua pelle, nel bene e nel male. In compagni si intende della splendida moglie Lauren Whittaker e della loro tenera bambina Harper Isabelle.

Nel tardo pomeriggio di sabato, una molla dell’acceleratore decisamente galeotta della Porsche del portoghese Da Costa, vincitore in pista, gli aveva regalato il successo, il primo da quando Nissan è proprietaria del team, il quarto podio di fila in stagione e il primo posto nella classifica generale. Il giorno dopo, nell’ultimo giro, a poco più di due km dall’arrivo, quando comandava la corsa dopo aver piegato la resistenza dell’altra Porsche di Pascal Wehrlein, la sua Nissan è stata invece costretta a fermarsi sul prato a causa a secco di batteria ed energia. Il motivo?  «Abbiamo commesso un errore molto stupido nella procedura alla partenza - ha spiegato Tommaso Volpe, n.1 di Nissan in Formula E - che ha compromesso i dati su cui stavamo impostando la strategia che era perfetta ma basata su informazioni sbagliate». Il... dettaglio, lo ha sviscerato Dorian Boisdron, Direttore di corsa di Nissan: «In griglia è successo che un parametro del software non si è resettato correttamente, quindi abbiamo dovuto resettarlo manualmente, il che ha richiesto un po’ di tempo e questo ha avuto un impatto sul nostro processo abituale e sulle operazioni in griglia...».

Insomma, alla vettura di Rowland è venuto a mancare quel giro di autonomia in più che gli avrebbe fatto vincere anche gara2 e allugare nel Mondiale. Invece ora, con la vittoria di Wehrlein si trova costretto ad inseguire a 9 punti i due leader iridati, lo stesso tedesco Wehrlein e Jack Dennis.

E lui Rowland, come l’ha presa? Apparentemente con filosofia: «Nel complesso dobbiamo essere soddisfatti delle nostre prestazioni nell’ultimo settimana, nonostante il finale frustrante di gara2. Siamo in una forma incredibile, fare 26 punti a Misano è un risultato molto positivo. La nostra velocità è  stata ottima e la squadra ha azzeccato la strategia in entrambe le gare, quindi, cercheremo di continuare così anche nelle prossime gara. Purtroppo, in gara2 abbiamo avuto quel disguido alla partenza che ha causato un problema con il contagiri che ha fatto sì che venisse calcolato un giro in meno da percorrere rispetto alla realtà. Eravamo vicinissimi a un'altra vittoria, ma siamo orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto a Misano e continueremo a lottare per fare sempre meglio».

Parole molto anglosassoni, che lo descrivono molto meglio di qualsiasi altra considerazione. Semplicemente, lo fotografano per quello che è. Un ragazzone cresciuto a pane e motori grazie alla passione trasmessagli dal padre Dave e dal nonno che, guarda un po’, hanno corso in moto e nei rally. Morale, a due anni Oliver già guidava un mini quad da 50 cc. Così, è stato inevitabile che dopo svariate esperienza tra wakeboard, nuoto e ovviamente rugby, il giovane Oliver scegliesse i motori come attività sportiva principale, sostenuto anche da mamma Julio nonostante lei avesse un gran paura di quei trabiccoli a motore. Un sostegno che al quinto compleanno di Oliver, si tradusse nel regalo di una minimoto a due ruote, seguita appena due anni dopo da un go-kart col quale vinse la sua prima corsa appena sei mesi dopo. L’onorata carriera con i kart si concluse nel 2010 quando Rowland entrò nella Formula Renault inglese, per poi passare due anni dopo alla Formula Renault 2.0 dove finì per due stagioni sul podio fino ad arrivare al trionfo nel 2014 con la Formula Renault 3.5 Serie con la Fortec. L’anno dopo cominciò la sua avventura in Formula E con Mahindra, dove poi ha corso anche negli ultimi due anni prima del definitivo approdo in Nissan e-Dams a inizio stagione, un gradito ritorno dopo gli anni passati insieme dal 2018 al 2021. In mezzo esperienza iimportanti con la Gp2 Serie la Formual 2 e anche da collaudatore in F.1 con Renault e Williams

Insomma, il legame Rowland-Nissan è rimasto forte anche da lontano, come racconta lo stesso pilota inglese in una chiacchierata sul sito ufficiale della squadra: «Quasi tutto quello che so sulla Formula E, l’ho imparato nella mia prima stagione in Nissan. Sono entrato nel team senza sapere molto della serie, ma nonostante avessi poca preparazione, mi sono comunque divertito e ho imparato molto da loro. La prima lezione imparata è che gestire in maniera efficace l’energia era fondamentale durante una gara. Il mio  compagno di squadra di allora, Sebastien Buemi, era molto esperto e mi ha aiutato molto quando sono arrivato, per integrarmi con il team crcando di fornire il feedback giusto agli ingegneri. La verità è che in Nissan mi hanno preso per mano trasformandomi nella persona che sono oggi».

E dopo due anni come hai ritrovato la squadra, il team?
«Sono cambiate molte cose, ma le è rimasta la stessa mentalità, la stessa voglia di vincere che avevo trovato in passato. La squadra è cresciuta un po’ di più su sè stessa. La struttura è cambiata e ora c’è un buon equilibrio tra volti nuovi e alcuni della vecchia guardia che avevo già conosciuto. Tutti in Nissan hanno fatto un ottimo lavoro nella costruzione della squdra: Tommaso, Dorian. Ed è grazie al loro duro lavoro che continuiamo a crescere giorno dopo giorno».

Sembra che tornare alla Nissan sia stato il tuo primo obiettivo. 
«Mi sono divertito moltissimo durante i miei primi tre anni con il team, quindi quando si è trattato di cercare un trasferimento alla fine della scorsa stagione, Nissan era sicuramente in cima alla mia lista. Come pilota, cerchi persone che hanno fiducia in te e in un posto in cui puoi sentirti a tuo agio, supportato. E Nissan mi ha dato tutte queste cose».


E ora che sensazione provi?
«È fantastico, ero sempre rimasto in contatto con la maggior parte del team, quindi è stato bello vedere così tanti volti familiari. All’inizio ero nervoso all’idea di tornare in fabbrica, ma non appena ho attraversato la porta, mi sono sentito come se non fossi mai andato via veramente. È stato fantastico ricominciare a lavorare, vedere i sorrisi sui volti delle persone e ritrovare i vecchi amici del team. La realtà è che qui mi sento a casa». E questo, non è un dettaglio da poco.

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Mercoledì 17 Aprile 2024 - Ultimo aggiornamento: 25-04-2024 21:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA