Riccardo Ianniello

Riccardo Ianniello, 16 anni e un sogno: «Pilotare in Formula 1. Il mio idolo è Senna, con lui in pista sembrava tutto facile»

di Mattia Eccheli
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ROMA – Non ha ancora 17 anni, li compierà il prossimo 1 maggio, ma sa già misurare le parole. Nessuna risposta è buttata lì. Riccardo Ianniello è un giovanissimo romano che ha fatto parlare di sé al suo primo anno da pilota di auto “a ruote coperte”, una Lamborghini Huracan Sto nel suo caso. Si è fatto le ossa nel kart e ha provato il “grande salto”: «Come tutti, immagino, da bambino sognavo di diventare pilota di Formula 1», confessa. La strada per arrivarci è lunga e complicata e troppo spesso non dipende dalle sole qualità tecniche.

Chi ti ha ispirato?

«Ayrton Senna».

Non eri ancora nato quando lui ha avuto l'incidente.

«Sono andato a guardarmi tutto. Aveva un modo di guidare che trasmette semplicità. A vedere lui pare tutto facile, anche i sorpassi».

Fra i piloti di oggi?

«Lewis Hamilton, perché un po' mi ricorda Senna, che è anche il suo idolo. Non corre in modo aggressivo, è corretto nei confronti degli altri. E poi è gentile con i bambini».

E tu come lo sai?

«Lo so perché l'ho incontrato, nel 2019, al Gran Premio di Monza. Ero stato selezionato fra i migliori piloti di kart e in venti eravamo stati portati in pista, con le macchine in griglia».

Sei giovane, anzi giovanissimo, mai avuto paura?

«Mai. Veramente: non ne ho mai avuta mentre guidavo. La velocità non mi spaventa, ma non mi sento uno spericolato».

Non ti sei mai trovato in situazioni “insidiose”?

(ci pensa un po') «Il trambusto non mi intimorisce e a me pare comunque di reagire in maniera sempre lucida».

Mai andato a sbattere, insomma?

«Con le auto no, ho sempre portato la macchina in fondo. Con i kart qualche volta, ma senza danni».

Quindi, qual è la caratteristica che ti distingue, come pilota?

«Non lo so... Ecco, forse, sono uno che ascolta tanto quello che dicono quelli che hanno più esperienza e hanno cose da insegnare a uno che ha da imparare».

Hai già un altro sogno nel cassetto se quello della Formula 1 non dovesse avverarsi?

«Ho intrapreso questo percorso nel mondo delle ruote coperte: vediamo dove arrivo. Mi piacerebbe diventare un pilota factory, di un costruttore, insomma».

La velocità più alta che hai mai raggiunto?

«Duecentosettantacinque orari, con la Lamborghini Huracan, naturalmente».

E con il kart?

«La metà, ma comunque centotrentacinque, centoquaranta, più o meno».

Vai ancora a scuola, vero?

«Frequento una scuola professionale e studio meccanica: voglio capire come funzionano le macchine. Ho un mucchio di cosa da imparare, ma voglio essere in grado di comprendere ciò che mi viene detto quando sono ai box».

Com'è stato il debutto nel mondo delle auto?

«Difficile. Tutta gente forte e con più esperienza di me».

Delusioni?

«Finora no. Ho obiettivi e tanto da imparare. C'è tempo per le delusioni».

Il tuo “pubblico”?

«I miei amici mi vengono a vedere quando possono. La mia famiglia che mi sostiene: mamma e papà sono i miei primi tifosi. Stefano (Tredicine, il gestore dell'HolyKart Roma e oggi suo manager, ndr) che mi ha cresciuto. E tutto il team Lamborghini Roma by DL Racing di Diego Lo Canto. A tutte queste persone e anche ai miei sponsor vorrei dire grazie».

È una domanda strana fatta a uno che ha 16 anni: ma se non dovesse funzionare come pilota?

«Vorrei comunque restare nel mondo del motorsport, magari come istruttore di kart. Ai bimbi direi che ci vogliono tanta passione e tanto impegno. E che alla fine le soddisfazioni arrivano».

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Giovedì 7 Marzo 2024 - Ultimo aggiornamento: 10-03-2024 11:37 | © RIPRODUZIONE RISERVATA