C’è chi la teme, chi la contesta, chi vi vede un’opportunità. Qualunque sia la “fazione”, la realtà cinese automotive è diventata una presenza fissa anche sul nostro mercato. E quando si tratta di elettrico il punto di riferimento è ovviamente BYD, ovvero “be your dream”. Da molti definita la Tesla d’Oriente, sebbene venda pure di più, la cinese non è semplicemente un costruttore. Non tanto perché il suo core business non sono solamente le automobili, ma perché vanta una tecnologia proprietaria in fatto di batterie. In parole povere è probabilmente l’unico player di settore che realizza i propri accumulatori. Una tecnologia talmente avanzata che molti dei nomi noti dell’automotive si rifornisco direttamente da BYD. Il chè le garantisce un vantaggio competitivo di assoluto rilievo. Che si traduce in un mercato in fortissima crescita. Qui il dogma “fatturare” è di casa, dato che solo nei primi nove mesi di quest’anno, gli utili hanno raggiunto quota i 21,4 miliardi di yuan, ossia 2,77 miliardi di euro. Un risultato che vale più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E poi, fatto ancora più importante, il Gruppo cinese è ufficialmente il primo costruttore al mondo a superare la soglia dei 5 milioni di veicoli elettrici prodotti.
La sfida europea è iniziata da poco tempo e, in Italia, da poco meno di un anno. La competizione è serrata, ma parte da basi solide. Infatti BYD sarebbe pronta a dare vita ad una gigafactory di matrice europea. Pare sia in dirittura d’arrivo l’accordo con l’Ungheria. L’insediamento designato sarà a Szeged, nel Sud dell’Ungheria.
Ad oggi la gamma cinese non prevede ancora un’elettrica a “basso costo”, nell’intorno dei 25mila euro, ma è solo questione di tempo. Detto questo, l’attuale famiglia di vetture a marchio cinese commercializzate nel nostro Paese presenta quattro differenti alternative: Atto 3, Dolphin, Seal e Han. Una coppia di crossover (le prima due) e una di berline. Ciascuna all’insegna dell’efficienza energetica e della grande autonomia disponibile, così da rendersi appetibili sin da subito. Cuore pulsante di ciascuna delle quattro vetture è la piattaforma modulare denominata BYD e-Platform 3.0, ingegnerizzata e sviluppata solo per i veicoli elettrici. Un pianale che consente autonomie, a seconda dell’accumulatore con cui è accoppiato, sino a 1.000 km (ma non è questo il caso). Si tratta del pacco batteria noto anche come Blade, del tipo al litio ferro fosfato (LFP). Mentre per quanto concerne il powertrain, la tecnologia in dote a BYD viene anche definita 8 in uno. Questo perché BYD è riuscita ad integrare otto componenti come ad esempio controllore DC-DC, caricatore a bordo, motore di guida e trasmissione, in un unico sistema.
La Atto 3 ha un motore da 150 kW e un’autonomia di circa 420 km. Con una lunghezza di poco inferiore ai 4,5 metri rientra a pieno titolo nella categoria di vettura compatta (41.990). Più piccola la Dolphin, la cui batteria le assicura 427 km di autonomia, per un prezzo di 35.490 euro. Con 82,7 kWh di accumulatore la berlina Seal mette sul piatto un range di 570 km (prezzo in via di definizione). Mentre l’ammiraglia Han (da 70.940 di listino) ha un’autonomia nell’intorno dei 520 km e chiude il cerchio sulla gamma BYD in Italia.
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Mercoledì 29 Novembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 24-12-2023 11:43
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