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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Guido Tocci, numero uno di Dacia Italia

Dacia, il fenomeno del momento: a giugno il brand più venduto in Italia nel mercato “privati”

di Giorgio Ursicino

È proprio il caso di dirlo, è il momento di Dacia. Il successo è talmente inconfutabile, in Italia e in Europa, che non si tratta di una semplice fase. Si può definire un’Era. Un “business model” talmente comprensibile da risultare unico, che punta molto sul design e sulla funzionalità. Potendo contemporaneamente sfoggiare la solida base tecnologica di far parte del gruppo Renault per rendere imbattibile un “value for money” unanimemente riconosciuto. Altro che “low cost”, un brand che, con una nuova identità e un nuovo logo, viaggia spedito verso un’area “cool”. Da quali numeri iniziare per descrivere il fenomeno? Le cifre sono tante, tutte molto positive. Innanzi tutto bisogna evidenziare che Dacia è un marchio che piace alle gente e per questo ha deciso di rivolgersi soprattutto alle famiglie, al “mercato privati”.

Poi c’è l’amore per l’ambiente che deve però essere accessibile ad ampie fasce della popolazione per dare riscontri significativi. Ecco la strategia “GPL ECO G”, diventata l’alimentazione di punta con vendite, nel semestre appena concluso, vicine alla metà del totale. «Da gennaio a giugno Dacia ha immatricolato 277.885 vetture, il 6% in più rispetto allo stesso periodo del 2021 in un mercato in calo del 15% - ha detto Xavier Martinet, direttore Marketing e Vendite di Dacia - Fra i privati siamo al primo posto in Romania e Portogallo (anche Marocco dove c’è una fabbrica), al secondo in Francia, al terzo in Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Croazia, al quarto in Spagna e Belgio. Sandero resta il modello più venduto nella UE dal 2017, Duster il Suv più richiesto dal 2018, consentendo al brand di essere l’unico fra i primi 20 europei ad avere un segno più».

Ancora meglio le cose vanno nel Belpaese. «A giugno, con un mercato privati in calo del 15%, noi siamo riusciti ad ottenere una performance straordinaria, crescendo del 51% - spiega Guido Tocci, numero uno di Dacia in Italia - Abbiamo raggiunto una quota del 12,2%, che significa la leadership assoluta nella Penisola. Nel semestre Sandero e Duster sono la prima e la terza vettura più vendute, le prime due estere, e il marchio è sul podio con una “share” dell’8,6%. Oltre il 40% delle nostre consegne è a GPL, confermando la grande attenzione che riserviamo all’ambiente e ai costi, anche di utilizzo. Possiamo contare su una gamma completa e molto competitiva. Oltre ai due storici best-sellers, abbiamo le “new entry” come la citycar elettrica Spring e Jogger anche a 7 posti».

Tocci non può fermarsi ai numeri, è chiamato a spiegare i segreti di questa originale formula diventata un autentico caso: «Utilizzando le parole del nostro Ceo Luca de Meo, possiamo, in estrema sintesi, dire: Dacia è un “ricetta magica”. Infatti è un concentrato di “know how” e di ottimizzazione di tutte le fasi e dell’intero processo di creazione di un prodotto auto. Partiamo dal design, dalla progettazione, dall’ingegnerizzazione, fino ad arrivare alla distribuzione e alla commercializzazione. Non ci riconosciamo più in un brand “low cost” per diversi motivi. Per prima cosa apparteniamo al Gruppo Renault, da ben 18 anni. Abbiamo accesso ad una banca organi di primissimo piano dal punto di vista tecnologico.

Questo si tramuta in un’ampia scelta che operiamo secondo il principio di “essenzialità”. Molte di queste soluzioni sono in parte ammortizzate, consentendoci di avere costi vantaggiosi per rispettare il nostro posizionamento facendo margini». Le ragioni del consenso sono anche altre, ormai percepite e metabolizzate dal mercato. «Il nostro percorso di allontanamento dal low cost - prosegue Tocci - è dimostrato anche dal fatto che non vendiamo versioni base, i nostri clienti scelgono prodotti completi dove magari non c’è il superfluo. Possiamo quasi definire il nostro mix “ricco”, andiamo con decisione verso il “value for money”. Questa strategia che abbiamo modellato, e che può essere fonte di ispirazione anche per altri costruttori, non è semplice da mettere in piedi.

È un’impostazione che richiede chiarezza di obiettivi, determinazione e tanta solidarietà e collaborazione nel Gruppo in cui si lavora. Non dimentichiamoci le piattaforme». Il capo di Dacia in Italia conclude indicando il terzo asset del successo: «In tempi più recenti si è sviluppata la sensibilità verso il design trascurata nel periodo del “basso costo” esasperato. La cultura oggi è di dare ampio spazio allo stile e all’estetica che, quando sono intelligenti, gravano in maniera marginale sui costi. Un concetto che ci ha illustrato recentemente il capo del nostro Design, David Durant. E questo elemento nelle nostre indagini di mercato è passato, nella graduatoria delle motivazioni d’acquisto, dal terzo posto al secondo, subito dopo il value fon money.

Ecco perché adesso gli ingredienti del successo che ci accompagna ci sono tutti. La crescita non è stata costante, nell’ultimo periodo abbiamo dato uno strappo che ha sorpreso anche noi. La Spring per il 90% è di conquista, ma quasi il 70% dei nostri clienti ricompra Dacia, una fedeltà incredibile. C’è un forte senso di fierezza fra i proprietari delle nostre auto».

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Giovedì 25 Agosto 2022 - Ultimo aggiornamento: 31-08-2022 10:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA