Giustizia, Nordio ai magistrati: «Autonomia un dogma, ma carriere separate»

Il Guardasigilli al congresso dell’Anm: «La riforma sarà fatta»

Italian Justice Minister Carlo Nordio during the press conference at the end of the G7 Ministers' Meeting on Justice, at the Scola di San Giovanni Evangelista, in Venice, Italy, 10 May 2024. ANSA/ANDREA MEROLA
di Francesco Malfetano
4 Minuti di Lettura
Sabato 11 Maggio 2024, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 10:20

Né il pasillo de honor tributato a Sergio Mattarella venerdì, né la tribuna messa a disposizione del padrone di casa Giuseppe Santalucia. Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio l’intervento al 36esimo congresso nazionale dell’Anm ha preso più che altro le sembianze di un’interrogazione. Davanti alla platea dei magistrati riunita al Teatro Massimo di Palermo, Nordio - in cattedra in solitaria - non si è però tirato indietro. Alle toghe sul piede di battaglia per la separazione delle carriere dei magistrati annunciata come prossima dal Guardasigilli, l’ex pm ha squadernato contenuti e principi della riforma, senza però mai alzare i toni. Anzi. Mostrandosi più a suo agio di quanto qualcuno racconta nel ruolo “politico” che oggi riveste, è finito con l’essere a tratti suadente con gli ex colleghi, nella speranza di riuscire a ristabilire un dialogo che tutto il governo - e in primis Giorgia Meloni - considerano benefico. «Il messaggio che arriva dalla mia presenza qui è cercare un incontro sulle cose su cui potremmo e dovremmo essere d’accordo» ha scandito.

L’INTERVENTO

Un assist più o meno colto dai magistrati che a onor del vero non hanno lesinato applausi.

Di sicuro quando Nordio ha giurato di voler «assicurare al massimo l’indipendenza della magistratura da qualsiasi interferenza del potere politico» tutelando all’interno della riforma del Csm la «prevalenza dei magistrati togati».

Ammiccamenti riconcilianti proseguiti in dichiarazioni d’intenti forse un po’ utopiche («Spero che non si parli più di conflitto tra politica e magistratura, si potrà parlare di idee opposte e di dialogo franco. Le critiche anche quelle più accese saranno tenute in debita considerazione») e comunque alternati ad una certa rigidità nel tenere il punto sulla separazione delle carriere dei magistrati. «È sicuramente un percorso lungo perché richiede una revisione costituzionale» ha detto il ministro prima di ribadire come non vi siano molte alternative e che, quindi, sarà compiuta come previsto dal programma elettorale del centrodestra.

«Sarà fatta nel principio della dichiarazione di Bordeaux - la rassicurazione offerta - È la stessa dichiarazione di Bordeaux che prevede una netta distinzione tra pubblico ministero e giudice. Ma essa stessa prevede, e per me è un principio non negoziabile, che via sia una assoluta indipendenza del pubblico ministero nei confronti di qualsiasi autorità, a cominciare dal potere esecutivo. Questo è un dogma non trattabile per me».

In pratica, lavorare su ciò che accomuna più che su ciò che divide. E cioè, ha detto Nordio ai magistrati, «sulla giustizia efficiente». «Abbiamo tre concorsi che sono in via di definizione, altri due sono stati appena definiti, contiamo - non solo perché ce lo chiede l’Europa - di colmare i vuoti della magistratura nel 2026. Stiamo cercando di accelerare i concorsi perché non è possibile che il tempo di un concorso oggi sia quello degli anni 70: dal momento della domanda al conferimento della toga passano 5 anni».

Giustizia, al congresso dell’Anm ancora distanza tra toghe e governo. Applausi a Mattarella

GLI ALTRI

Una cifra, quella del compiacere i presenti, che ha caratterizzato sicuramente gli interventi della segretaria dem Elly Schlein e del senatore dei 5Stelle ed ex magistrato Roberto Scarpinato («È in corso d'opera una strategia che ha come meta la transizione verso una nuova forma di Stato definita democrazia illiberale» ha detto quest’ultimo, «Da governo atteggiamento muscolare e aggressivo verso magistratura» invece la prima, che poi ha fatto visita al quartiere Zen) non a caso accolti dagli applausi, ma non quello di Matteo Renzi.

Il senatore e fondatore di Iv, subito dopo essersi augurato la fine del conflitto tra toghe e politic, ha infatti approfittato per rintuzzare il governo («Su separazione carriere solo chiacchiere, non c'è ancora ddl») e strigliare i giudici, anche prendendo a riferimento la sua vicenda personale. «Di comunicati contro di me ne ho contati tanti. Ne ho contati meno invece contro chi ha attaccato i magistrati. Renzi l'avete criticato, ma quando l'ex presidente dell'Anm (Piercamillo Davigo ndr), presente in tutte le tv, dopo aver dato lezioni di giustizialismo, è stato condannato, non ho letto parole di solidarietà verso chi l'aveva condannato». E ancora: «Oggi non è la dittatura che ti controlla, oggi i sistemi tecnologici sono in grado di entrare nella vita privata e paradossalmente esaltano il potere del giudice. Che deve saper valutare l'equilibrio tra l'obbligatorietà dell'azione penale e la tutela della privacy» ha detto ad esempio. Per poi concludere: «Una deriva di controllo del governo sui pubblici ministeri? Io vedo i fatti. Ogni giorno tre cittadini innocenti finiscono in carcere. Il tema è la giustizia giusta che riguarda i cittadini e non noi politici o i magistrati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA