La Cadillac LMDh ha effettuato il suo shakedown a Sebring e debutterà in gara alla 24 Ore di Daytona nel gennaio del 2023. Due mesi più tardi inizierà il WEC.

Cadillac, in pista la LMDh che punta a vincere nell’endurance sui due lati dell’Atlantico

di Nicola Desiderio
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Vincere sui due versanti dell’Oceano Atlantico come non è mai riuscito a nessun costruttore americano. È questo l’obiettivo della Cadillac che si prepara per il prossimo a competere nelle rispettive massime categorie delle massime classi delle corse di durata, ovvero la GTP dell’IMSA e Hypercar per il WEC. Come è noto infatti, per entrambe dal 2023 varrà lo stesso regolamento tecnico con l’avvento delle LMDh (Le Mans Daytona hybrid).

Dopo essere stata svelata lo scorso 9 giugno in forma di concept con il nome di GTP Project, la vettura nei giorni scorsi è scesa in pista a Sebring per il primo shakedown ufficiale camuffando però il frontale che, stando a quanto visto sul concept, dovrebbe essere la parte più caratterizzante. Sul concept si vedono i triangoli ai lati con i vertici rivolti verse l’interno, stessa soluzione stilistica che si vede sulle Cadillac di serie più recenti. Per nascondere questo particolare, fortemente caratterizzante, l’auto scesa a Sebring ha addirittura “nastrato” i fari “veri” utilizzando proiettori provvisori, fissati sui montanti all’interno dell’abitacolo, e sfruttando l’impianto di illuminazione del circuito. Molto simile al concept sono le 4 ali che collegano i parafanghi al corpo vettura.

A questo proposito, è sorprendente quanta sia la differenza estetica rispetto alla BMW M Hybrid V8 che condivide lo stesso telaio Dallara derivato dal DP217, utilizzato già in LMP2 e nella DPi, classe regina nell’IMSA fino alla fine del 2022, e nella quale la Cadillac ha vinto il titolo Costruttori lo scorso anno. La Cadillac è diversa anche nella conformazione della presa d’aria inferiore, nella zona dei passaruota, delle pance laterali e anche del posteriore dove, a differenza del prototipo, non ci sono le luci a pettine. Completamente diversi anche gli sfoghi per i passaruota, l’andamento della coda, dell’estrattore, e persino della bocca anteriore. Incredibile dunque il lavoro compiuto dalla Dallara per dare a vetture diverse prestazioni simili.

Le uniche parti che presentano somiglianze sono la zona dell’alettone posteriore, gli scarichi posizionati sulla coda per accelerare il flusso sotto l’ala e la parte superiore dell’abitacolo con una presa d’aria che è però tripartita ed è più larga di quella del concept. Sulle caratteristiche tecniche, si sa che il motore termico del sistema ibrido è il V8 5,5 litri aspirato, come sull’attuale DPi-V.R, e sarà accoppiato, come da regolamento, ad un modulo elettrico standard formato da motore elettrico e inverter Bosch, trasmissione a 7 rapporti con frizione di disaccoppiamento della Xtrac e batteria della Williams Advanced Engineering.

Vista la cilindrata, il V8 ha parentele anche con quello della Corvette C8.R che ha prima sfiorato la vittoria alla 24 Ore di Le Mans nella classe GTE e ha poi vinto la 6 Ore di Monza. Al contrario del V8 di serie siglato LT2, l’LT5.5 ha il manovellismo a 180 gradi, la distribuzione a doppio albero a camme in testa per bancata con 4 valvole per cilindro invece dell’albero a camme unico con aste e bilanceri e 2 valvole per cilindro, soluzione iconica per le auto americane così come la scelta di avere una cilindrata maggiore dei concorrenti e l’aspirazione atmosferica invece della sovralimentazione.

Il sound che si è potuto ascoltare a Sebring è secco e metallico, da vera auto da corsa, anche se gli uomini del reparto corse di General Motors dovranno stare attenti ai vincoli del regolamento che impongono un regime massimo di 10.000 giri/min ed emissioni acustiche non superiori a 110 dB. Il motore della Corvette eroga circa 500 cv a 7.400 giri/min ed è anche strozzato dai restrittori, dunque arrivare ai 500 kW (680 cv) contando sui 50 kW dell’elettrico e senza alzare troppo la zona rossa non dovrebbe essere un problema. Vista invece la voce rauca fatta sentire a Sebring, gli appassionati saranno contenti, i tecnici americani invece dovranno prendere le loro precauzioni.

Alex Lynn, uno dei tre piloti che hanno preso parte alla sessione di Sebring ne è un entusiasta. «Il V8 Cadillac suona in un modo incredibile e spinge estremamente bene» ha dichiarato. Sébastien Bourdais (4 campionati CART, una 24 Ore di Le Mans nella classe GTE e due 24 Ore di Daytona, GT e assoluta) ha invece detto «la macchina non è solo bella, ma anche enormemente divertente da guidare». A provare la vettura c’era anche l'olandese Renger van der Zande. Earl Bamber, vincitore di due 24 ore di Le Mans, di un titolo WEC e di uno IMSA tra le GT, è stato il primo a provare la vettura di nascosto sul circuito di Putnam Park. Ora il programma proseguirà su piste che non sono state comunicate. Quello che si sa è che la vettura debutterà alla 24 Ore di Daytona (26-29 gennaio 2023) che la Cadillac ha vinto per 4 anni di fila dal 2017 al 2020: una sarà affidata al team di Chip Ganassi, un’altra alla Action Racing. Per il WEC ci saranno due vetture, ma non è ancora annunciato con quale organizzazione.

Visto il sistema di denominazione delle Cadillac da corsa, la nuova vettura potrebbe chiamarsi LMDh-VR dove le prima 4 lettere rimandano al regolamento tecnico, V è la lettera di tutte le Cadillac sportive, anche stradali, e R starebbe per racing. Se per General Motors la 24 Ore di Le Mans ha portato già diverse soddisfazioni – la Corvette ne ha vinte ben 8 nella classe GTE e per poco non gli riusciva anche quest’anno – per Cadillac si tratta di un ritorno dopo 21 anni. Vi ha corso infatti dal 2000 al 2002 con i prototipi LMP Northstar, dal nome del motore V8 che la equipaggiava. I risultati furono modesti, ma la vettura del 2000 è passata alla storia per essere dotata del sistema di visione notturna a raggi infrarossi, novità che Cadillac aveva introdotto la prima volta al mondo per un’auto di serie sulla DeVille.

La prima partecipazione è invece del 1950 con due Series 61 Coupé De Ville, una delle quali era stata pesantemente modificata trasformandola in barchetta da Briggs Cunningham e denominata LeMonstre per le sue forme, messe a punto nella galleria del vento della Grumman (oggi Northrop Grumman, una delle più grandi aziende aerospaziali al mondo), che ricordavano quelle di un motoscafo. I francesi invece gli diedero l’epiteto meno gentile di “petit pataud”, un personaggio di un libro per bambini che significa letteralmente “piccolo goffo”. Aveva un V8 5.4 con valvole in testa alimentato da 5 carburatori che erogava 160 cv e arrivo 11ma, dietro alla De Ville “normale”. Le intenzioni sono di tornare in Europa né per farsi prendere in giro, né di fare i comprimari anche perché si vocifera di un ritorno commerciale sul nostro Continente e sarà meglio farlo da vincenti. L'obiettivo di General Motors è invece quello di vincere finalmente la 24 Ore di Le Mans anche nella classifica assoluta.

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Sabato 30 Luglio 2022 - Ultimo aggiornamento: 01-08-2022 10:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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