Nella foto, Carlos Sainz

Arrivato in Ferrari tra scetticismo e dubbi, Sainz ha chiuso il 2021 davanti a Leclerc, un bel problema per Binotto...

di Massimo Costa
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Ma davvero c’era qualcuno che dubitava delle qualità di Carlos Sainz? Annunciato dalla Ferrari ancora prima che scattasse la stagione 2020 per sostituire nel 2021 Sebastian Vettel, molti avevano visto questa scelta operata dal team principal Mattia Binotto, in concerto con il presidente John Elkann, come una mossa stile Mercedes o Red Bull, ovvero con Sainz relegato al ruolo di spalla della prima guida Charles Leclerc. Eppure, quando è stato il momento di tirare le somme, nella classifica finale Sainz ha conquistato il quinto posto assoluto ottenendo più punti del compagno di squadra monegasco, scivolato settimo in graduatoria dietro anche a Lando Norris. Avete mai visto Valtteri Bottas davanti a Hamilton a fine stagione? O un Alex Albon o Sergio Perez mettersi dietro Verstappen? La risposta è negativa. Il ragazzo di Madrid, figlio del due volte campione del mondo rally che porta il suo stesso nome, si è costruito la fama di pilota estremamente professionale, serio e, soprattutto, non un piantagrane. Ecco dunque il Bottas della Ferrari, questo il succo di come era stata descritta tale operazione nel 2020.

Del resto, Binotto in prima persona non ha mai nascosto che Leclerc sarà il pilota su cui la Ferrari punterà per tornare al vertice iridato, lo dimostra il prolungamento del contratto. Un atto di fiducia non indifferente nei confronti di Charles e che ricorda quello di Christian Horner ed Helmut Marko per Max Verstappen qualche anno fa: sarà l’olandese a riportarci il mondiale, dissero in coro. Missione compiuta quindi (per loro), anche se all’epoca quelle parole portarono Daniel Ricciardo a fuggire dalla Red Bull. Sainz non se ne è preoccupato, ha annusato l’aria che tirava e si è messo comodo: conosce sé stesso molto bene, lui non è certo il tipo che si sopravvaluta, ed ha lasciato parlare i fatti. A testa bassa, non senza fatica, ha cercato di creare tra sé e la SF21 il giusto feeling, ma ci è voluto tempo. I pochi test a disposizione non aiutano nessuno e non è un caso che chi ha cambiato squadra alla fine dello scorso anno, vedi appunto lo stesso Sainz o Daniel Ricciardo passato dalla Renault alla McLaren, abbia incontrato un percorso tutto in salita.

Se andiamo ad analizzare quanto accaduto nel corso del campionato 2021, Leclerc ha stravinto il confronto con Sainz per quanto riguarda i risultati della qualifica: 14 a 8. Con addirittura due splendide pole realizzate dal Carlo monegasco gestito da Nicolas Todt. Ma quel che conta alla fine sono i punti incassati e i risultati che si ottengono sotto la bandiera a scacchi della domenica pomeriggio (o sera). E da questi dati, emerge che il Carlo spagnolo è salito sul podio per quattro volte mentre il suo compagno soltanto in una occasione. Una bella e netta differenza. Come mai Leclerc è stato surclassato da Sainz? In alcune occasioni il Principino, o il Predestinato, come alcuni con la solita eccessiva fretta di appiccicare etichette hanno ribattezzato Charles, è stato particolarmente sfortunato, ma in altre Carlos è stato semplicemente più stratega e bravo. Se Leclerc ha senza dubbio il colpo in tasca per firmare un giro secco in qualifica che pochi possono permettersi, Sainz ha comunque alzato l’asticella facendo sua la prima fila a Sochi sul bagnato, la sua prima volta in carriera, ed ha spiccato il terzo crono a San Paolo.

Significa che anche lui, quando si trova nelle perfette condizioni di assetto e quant’altro, riesce a essere incisivo in qualifica. Questione di feeling, dicevamo sopra. Quel feeling che in diverse occasioni ha portato, per eccesso di guida, Leclerc a commettere errori (clamoroso quello a Montecarlo dopo aver siglato la pole e che gli è costato la partecipazione al GP) e anche Sainz non è stato da meno picchiando piuttosto duro nelle prove di Zandvoort e Monza. Andando a rileggere la classifica finale, Sainz ha totalizzato 164,5 punti, Leclerc 159. Una minima differenza, ma significativa per quelle che erano le aspettative generali. E soprattutto, pesa quel quinto posto finale conquistato dallo spagnolo, mai così in alto nella sua carriera in F1 iniziata nel 2015 con la Toro Rosso.

E attenzione a questo dato. Nel 2020, Sainz quando era in McLaren ha terminato la stagione in sesta posizione, davanti al compagno di squadra Norris, altro pilota di grande valore, battuto anche nel 2019 che lo ha visto nuovamente sesto. Ma in quell’anno l’inglese era al debutto e aveva tutte le scusanti possibili. Nel 2018 invece, in Renault Sainz è stato preceduto dal compagno Nico Hulkenberg, ma Carlos può mettere sul piatto diversi ritiri per problemi tecnici. Nel suo primo anno di F1 in Toro Rosso infine, debuttante come Verstappen, l’olandese ha vinto il confronto.

Sainz, 140 Gran Premi disputati, ha dunque dimostrato di essere cresciuto enormemente in questi anni, soprattutto evidenziando un passo gara notevolissimo. In McLaren veniva chiamato “Smooth Operator”, dalla canzone di Sade del 1984, termine che non ha una chiara traduzione secca, ma che si potrebbe riassumere in colui che la porta sempre a casa, padrone del suo mestiere. Leclerc se ne è accorto e anche Binotto… Ora, con la nuova Ferrari che sarà completamente diversa dalla attuale, fondamentale sarà chi tra i due si adatterà più velocemente allo stile di guida richiesto dalla vettura. E non è detto che sarà il Predestinato. Smooth Operator guarda e osserva, poi tira le somme. A Maranello ne prendano atto.

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Sabato 8 Gennaio 2022 - Ultimo aggiornamento: 10:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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