Imporre o non imporre i dazi sulle auto elettriche cinesi. A Bruxelles i riflettori sono puntati sul 25 settembre quando i Paesi Ue saranno chiamati a decidere se trasformare in definitivi i dazi sui veicoli elettrici cinesi, imposti in via provvisoria dalla Commissione europea lo scorso 4 luglio. Nove giorni di tempo ma nulla è ancora deciso. E Bruxelles e Pechino si preparano a intensificare il dialogo per porre fine alla disputa commerciale sul piano 'diplomatico', dopo che a fine agosto si è chiusa l'opportunità per Pechino di avanzare una nuova proposta di impegno sui prezzi.
«Rimaniamo aperti a trovare una soluzione negoziata con le autorità cinesi», ha assicurato un portavoce dell'esecutivo Ue, purché sia «pienamente compatibile» con le regole Omc e vada a «correggere gli effetti pregiudizievoli delle sovvenzioni» cinesi che, secondo Bruxelles, viziano il mercato delle e-cars. Per rispondere ai maxi sussidi elargiti da Pechino, la Commissione Ue ha imposto a luglio tariffe aggiuntive fino al 36,3% nei confronti dei principali produttori Byd, Geely e Saic, che si vanno ad aggiungere ai dazi del 10% a cui erano già soggetti gli esportatori dalla Cina. Misure restrittive annunciate, a cui la Cina ha presto risposto intensificando le indagini sulle importazioni europee di alimenti e bevande, tra cui carne di maiale e brandy, che hanno contribuito a inasprire ancora di più le tensioni commerciali.
I dazi a dodici stelle devono ora essere confermati dai governi in un voto a maggioranza qualificata. Se il voto sarà positivo, saranno applicati per 5 anni. A metà luglio, in una votazione non vincolante, dodici capitali - tra cui Italia e Spagna - si sono espresse a favore della stretta contro i sussidi «sleali». Undici Paesi, tra cui la Germania, gli astenuti e solo quattro i contrari. Da allora e viste le contromisure annunciate da Pechino sul comparto agroalimentare Ue, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha chiesto di riconsiderare l'imposizione delle tariffe. Una marcia indietro che l'Italia non sembra intenzionata a sostenere.
«Sosteniamo la posizione Ue», ha chiarito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo aver accolto a Roma il ministro cinese del commercio, Wang Wentao, che farà giovedì tappa a Bruxelles per un incontro con il responsabile per le questioni commerciali in seno alla Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Il ministro è atteso nella capitale belga dove migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno dei lavoratori di uno stabilimento Audi il cui futuro rimane incerto dopo l'annuncio della casa automobilistica tedesca di voler chiudere l'impianto.
Wang Wentao in giornata ha avuto un colloquio con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha spiegato come «durante l'incontro sia è stata ribadita l'importanza di riequilibrare la bilancia commerciale e rafforzare ancora di più la cooperazione economica, in particolare per quanto riguarda i rapporti tra imprese soprattutto nei settori della tecnologia green e della mobilità elettrica». Sul tavolo anche il tema dei dazi sull'import in Europa di auto elettriche cinesi sul quale Urso ha ribadito di essere a supporto della proposta della Commissione europea tesa a ripristinare condizioni di equità.