La festa è senza precedenti. In una Monza con il look rifatto, una marea rossa così poderosa non si era mai vista. Un’invasione di tifosi ordinati che ha completamente riempito uno dei rettilinei più lunghi dell’anno, quello che va dalla Parabolica alla staccata della prima chicane. Mentre l’Inno scaldava la folla, Charles Leclerc, il predestinato monegasco, spruzzava champagne dal gradino più alto del podio, rivivendo un sogno già gustato cinque anni fa. Allora, nella stagione d’esordio con il Cavallino, a soli 21 anni, aveva bissato la vittoria di Spa, precedendo sul traguardo per meno di un secondo l’invincibile Mercedes guidata da Bottas.
Un trionfo, si disse, “di motore”, con una power unit particolarmente performante che spingeva fortissimo sui rettilinei del Parco. Ieri, nel tempio della velocità lombardo, è stata tutta un’altra storia. Di fantasia, ma estremamente emozionante, poiché fino all’ultimo le oltre centomila persone assiepate sulle tribune sono rimaste con il cuore in gola non credendo ai propri occhi. La Ferrari ha vinto di furbizia? Non proprio. I ragazzi di Fred Vasseur hanno scommesso sull’imponderabile, ma l’hanno fatto volutamente, in modo programmato. Facendo della fantasia una strategia che si è concretizzata in una vera magia.
Il piano veniva da lontano. Dopo l’ottimo terzo posto di Zandvoort una settimana fa, i ferraristi hanno affrontato il GP d’Italia studiando una SF-24 che, con corposi aggiornamenti, era fatta su misura per affrontare la gara più veloce dell’anno. Un fondo inedito, per funzionare al meglio a 350 orari. E delle ali tutte nuove fatte per infilarsi nell’aria come un pugnale. Probabilmente in Lombardia, sia in prova che in gara, la monoposto più rapida era la McLaren, il bolide più in forma in questa parte centrale della stagione. La prima fila era tutta papaya ed anche nei primi giri di gara, quando il Principino era riuscito ad approfittare delle frizioni fra i piloti di Woking per infilarsi fra le due vetture britanniche, le arancioni andavano più forte.
Piastri, che aveva gelato Norris alla staccata della Roggia aprendo la strada anche alla Rossa di Charles, mostrava un passo leggermente migliore, ed anche Lando al cambio gomme approfittava dell’undercut per prendersi la piazza d’onore nonostante l’alfiere di Maranello avesse risposto subito con una sosta in ogni caso anticipata. La gara sembrava finita lì, con le due McLaren in testa la battaglia rimaneva aperta solo per l’ultimo gradino del podio. Lo squadrone della Motor Valley aveva idee diverse. È vero, storicamente a Monza si faceva una sosta sola, ma con le coperture di quest’anno ed il fondo stradale rifatto, nessuno pensava che sarebbe stato possibile.
La conferma arrivava dall’ex invincibili Red Bull che, scattate con i pneumatici hard bianchi a differenza degli altri partiti con le medie gialle, montavano ancora lo stesso tipo di copertura “ufficializzando” la necessità di un doppio pit stop. Tutti restavano fedeli al piano stabilito, quello più logico, meno la Ferrari. Sul muretto, Vasseur e soci, senza farsi scoprire, decidevano di andare al traguardo, costi quel che costi. Soltanto con quell’azzardo si poteva sperare nel trionfo. Con quella scelta chi sembrava avere più chance di resistere alla rimonta degli altri era Carlos che, senza preoccuparsi di coprire, aveva tenuto le gialle per più giri di Charles, quindi aveva più speranze che le bianche non crollassero nel finale. Invece il mago designato, oltre alla SF-24 per Monza assettata, era l’ex bambino di Montecarlo.
Quando si è capito che entrambe le Ferrari sarebbero andate al traguardo senza fermarsi più, oltre all’incredulità generale, sono iniziati i conti su quanto tempo avvessero impiegato le due papaya ha risucchiare nelle loro pance le rosse con le coperture cotte. Invece, niente di tutto questo. Alla McLaren non avevano dubbi: «Per noi era impossibile vedere la bandiera a scacchi con solo due set di gomme». Il “graining” sul battistrada non sembrava andare via e la anteriore sinistra, la più sollecitata, difficilmente avrebbe retto la distanza. Parlate per voi. Il driver del Cavallino dava lezioni nel Parco: via il graining e niente arrivo sulle tele, i pneumatici hanno perfettamente retto e Leclerc ha potuto tenere un ritmo controllato anche se nel finale metteva in palio tutto il vantaggio per non correre rischi. Quarto ha chiuso Carlos che ha rallentato il recupero dei favoriti, poi Hamilton, Verstappen, Russell e Perez, le solite quattro scuderie a monopolizzare le prime otto posizioni.