• condividi il post
MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Lewis Hamilton con la Ferrari a Shanghai

Ferrari, disastro cinese: non era mai accaduto nella storia che due monoposto venissero squalificate per motivi diversi

di Giorgio Ursicino

A fine gara serpeggiava un certa delusione nel box rosso: seconda gara di fila con entrambe le SF-25 finite alle spalle di McLaren, Mercedes e Red Bull. L’impresa di un regale Hamilton nella Sprint Race e nelle sue qualificazioni sembrava più che altro un contentino, una rondine che non fa primavera. Quando i tecnici della Scuderia sono stati convocati dai commissari perché qualcosa non quadrava sulle monoposto del team, un certo imbarazzo ha invaso il garage. Poi è arrivata la doccia fredda che avrebbe tolto energie perfino ad un toro: le vetture numero 16 e 44 sono entrambe non conformi ai regolamenti. L’impaccio lasciava campo libero a più di qualche filo di vergogna anche se i ragazzi di Vasseur si sono ritrovati in quel baratro senza nessunissima intenzione di barare.

Di trarre vantaggio dalla situazione vietatissima della Federazione. Insomma, piove sul bagnato. Anzi nevica. Non è facile nella Formula 1 moderna, quella supportata dell’Intelligenza Artificiale, che tutti e due i bolidi di una squadra siano bocciati dai verificatori che, di solito, indagano senza trovare nulla. In Cina, invece, sono andati in direzione corsa con carniere pieno: avevano beccato due Ferrari con le mani nella marmellata. Una figuraccia planetaria si poteva in parte giustificare con una doppietta da urlo e il doppiaggio di tutti gli avversari. Nessuno si sarebbe preso il rischio di un’onta del genere per conquistare gli anonimi quinto e sesto posto che i ragazzi di Maranello avevano rimediato dietro alle inarrivabili McLaren di Piastri e Norris, ma anche alle spalle delle Mercedes e della Red Bull di Russell e Verstappen che sembrano avere anche nei piloti il boost per primeggiare.

È evidente che non c’è dolo. E allora come è potuto succedere un patatrac del genere? La risposta può sembrare giustificativa, ma certamente la dea bendata ci ha messo lo zampino. Nelle gare moderne, che si combattono sul filo dei millesimi, nulla può essere lasciato al caso. Qualche etto di peso o qualche decimo di millimetro possono fare la differenza. Così, come i piloti devono essere magici per andare rapidi, ma “piano” nello stesso tempo per non rovinare le gomme, i tecnici dovono avvicinare le auto ai limiti regolamentari senza superarli. Facile a dirsi, meno a farsi, per questo è F1. Se un ingegnere, per tranquillità, mandasse in pista una monoposto cicciona di appena qualche chilo, il team principal gli toglierebbe la pelle.

La SF-25 numero 16, quella di Leclerc, pesava 799 chili, solo uno in meno del minimo consentito. La rossa numero 44, quella di Hamilton, aveva il pattino sotto la vettura più consumato di mezzo millimetro rispetto al lecito. Quanto possono aver influito queste “scorrettezze” per avere i 25 secondi di vantaggio sulla Haas di Ocon? Non scherziamo, nulla. Ma le regole sono regole e, specialmente su misure e pesi, la FIA non concede deroghe. La gara, già prima dell’umiliazione, non era andata bene per il Cavallino. Il trionfo di Lewis il sabato faceva ben sperare su un ritmo di gara che assolutamente non c’è stato.

Le variazioni di assetto dopo la Sprint per preparare le qualifiche al GP, deliberate dalle riflessioni dei piloti a Shanghai miscelate con le simulazioni fatte a Maranello, non hanno dato il risultato sperato. Anche se Lewis e Charles sono di parere completamente opposto fra loro. Nell’imbuto attorcigliato della prima curva i due si sono involontariamente toccati ed, apparentemente, è andata peggio al monegasco che ci ha rimesso una paratia dell’ala anteriore. Dopo quella “modifica” fatta in pista, la rossa del principino si è messa ad andare più rapida di quella di Lewis che, un po’ a fatica, lo ha lasciato passare.

È chiaro che Leclerc aveva meno carico, quasi di 30 punti, ma senza la parte laterale il componente fletteva come non avrebbe potuto fare e, abbassandosi, migliorava notevolmente la penetrazione in rettilineo. Molti tecnici e qualche collega così si sono spiegati l’improvviso passo di Leclerc che per tutto il weekend non era riuscito a trovare sembrando anche un po’ sperso. Sia come sia, non è importante perché ha inciso su delle posizioni non significative poi bruciate dalla FIA. La gara è andata ad un ottimo Piastri che ha preceduto il compagno Norris per la doppietta McLaren. Sul podio anche l’eccellente Russell che porta al terzo posto come in Australia una rinata Mercedes. Poi super Max che sembra l’unico al mondo in grado di domare una bizzosa e recalcitrante Red Bull. Bene Antonelli, ottavo poi sesto, ancora a punti.

  • condividi l'articolo
lunedì 24 marzo 2025 - Ultimo aggiornamento: 18:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA