Cinque gare alla fine, la lotta è molto incerta. Nel Mondiale Piloti, in realtà, il tre volte campione del mondo in carica emana parecchia sicurezza. Vuoi per il vantaggio accumulato all’inizio della stagione, ma più che altro per la differenza di “spessore” con il suo rivale attuale, l’amico più giovane Norris. Fino a che il destino non gli ha fatto incrociare le traiettorie, Max e Lando filavano d’amore e d’accordo, esternando l’impressione di un feeling particolare. Ora le cose sono in parte cambiate e, nonostante l’inglese sia fortissimo in termini di velocità, la differenza pare ancore notevole sul piano dell’esperienza e il cannibale tratta il compagno di giochi come il gatto fa con il topo.
Discorso completamente diverso nel Campionato riservato ai Costruttori dove la lotta diventa sempre più avvincente. I team chiamati a contendersi il Titolo sono ben tre ed hanno tutti le loro chance. In testa alla graduatoria c’è la McLaren con 544 punti, solo 40 punti in più della Red Bull e, udite udite, appena 48 di vantaggio rispetto alla Ferrari che si è arrampicata a 496 con la fantastica doppietta di Austin. In questa classifica il bottino in palio è più ricco perché ogni squadra può contare su due piloti, ma soprattutto l’armata di Maranello parte dalla posizione di prima forza in campo come ha dimostrato pochi giorni fa in Texas. Nel paese dei cow boy non c’è stata partita, la Rossa si è beffata dei rivali con una superiorità netta. Charles ha salutato tutti in partenza filando in solitaria verso il traguardo.
Carlos ha effettuato il sorpasso su Verstappen con il più classico degli “undercut” al quale la Red Bull non ha neanche provato a rispondere preferendo marcare Norris. I punti di forza quando si domina sono quasi sempre dovuti al rapporto con le gomme e, attualmente, in condizione da gara, il Cavallino va a braccetto con le Pirelli. Le rispetta, le fa durare a lungo senza perdere prestazioni e, per ultimo, ha scoperto anche come mandarle in temperatura in maniera veloce senza comprometterne il funzionamento. Non c’è che dire, proprio tanta roba. Si sa, da una pista all’altra, la sfida è talmente ravvicinata che i rapporti gerarchici possono cambiare. La base della scuderia italiana, però, appare molto solida, potrebbe essere addirittura la favorita nel feroce scontro che riguarda i team.
Il Messico è un circuito anomalo, ma i ferraristi hanno un armamentario molto vasto per preparare la SF-24 per l’altura centro americana anche se sarà sostanzialmente diversa da quella che ha dominato negli States. Nella metropoli americana si corre a 2.200 metri di altitudine, come ci fosse da scalare il Monte Bianco. A questa quota l’aria ha solo il 70% della “consistenza” di quella al livello del mare dove si corre con maggior frequenza. Certo, è uguale per tutti, ma bisogna rivoluzionare assetti e regolazioni varie, sia della parte aerodinamica sia di quella meccanica. Il motore termico perde parecchi cavalli che bisogna recuperare con la pressione del turbo prestando però attenzione all’affidabilità.
L’elettrico, invece, se ne infischia dell’aria perché non usa combustione e può dare una buona mano nei momenti più delicati. Inoltre, scarseggia il raffreddamento e bisogna aprire feritoie sulla carrozzeria e curare particolarmente l’impianto frenante peraltro molto penalizzato dal layout del tracciato. In più manca carico e, anche se c’è un rettilineo lunghissimo, va usata una configurazione uguale a quella di Montecarlo. Un rebus difficile da risolvere, ma la Ferrari deve partire per puntare alla doppietta che potrebbe essere alla sua portata. Le premesse ci sono tutte: Sainz in serata si è preso la pole su Verstappen e Norris, Leclerc ha fissato il quarto tempo. Il via alle 21.