La nuova Polestar 2

Polestar 2, la nuova Stella Polare. Il brand del Volvo Group presenta il suo primo modello “full electric”

di Alberto Sabbatini
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ROMA - Polestar vuol dire Stella Polare. La stella che tradizionalmente punta a nord e duemila anni fa indicava ai navigatori, di notte, la rotta giusta per non perdersi nell’infinità del mare. Da qualche anno questo nome è diventato quello di un nuovo marchio automobilistico. Giovanissimo. Fondato soltanto nel 2017, Polestar ambisce a diventare un punto di riferimento nel mondo delle auto elettriche ad elevata performance. Una specie di nuova Tesla cui si ispira smaccatamente nelle performance e nelle innovative strategie di vendita ma da cui vuole differenziarsi per qualità e raffinatezza superiori. Un’ambizione eccessiva per un marchio completamente nuovo? No, perché dietro al brand Polestar c’è una vecchia conoscenza che le automobili le conosce bene e le costruisce da anni: Volvo. Polestar infatti appartiene alla Volvo, o meglio alla Geely, il gruppo cinese che nel 2014 aveva acquisito la marca svedese. A differenza delle Volvo, le Polestar sono costruite in Cina. In due stabilimenti: a Chengdou oppure a Luqiao. Ma con qualità Volvo perché progettate da ingegneri svedesi nel centro ricerche che i due marchi hanno in comune. 

Per identificare i vari modelli Polestar è stato scelto il metodo più antico del mondo: niente nomi esotici, ma una semplice numerazione da 1 in poi in base alla data di costruzione. Dopo la Polestar 1, modello di transizione ibrido plug-in realizzato nel 2019, questa Polestar 2 appena lanciata su mercato ambisce ad essere la prima auto veramente a larga diffusione del marchio. L’influenza Volvo nel design della Polestar 2 è marcatissima. I legami con le berline svedesi sono per ora molto forti: dalle forme squadrate della carrozzeria fino al disegno trapezoidale dei fari posteriori. Ma tutto cambierà coi futuri modelli. La Polestar 2 è una due volumi e mezzo, cinque porte, dotata di portellone posteriore e con un profilo simil-coupé che ne slancia la linea. Lunga 460 cm, è basata sulla piattaforma CMA di Volvo, la stessa delle Volvo più compatte come la XC40. Essendo un’elettrica, la Polestar 2 ha la tipica architettura di questi veicoli: prima di tutto il telaio con batterie interamente sotto il pianale. Sulla Polestar 2 c’è la miglior tecnologia del momento per un’elettrica: le batterie agli ioni di litio sono da 78 kilowattora; i due motori elettrici (uno per ciascun asse delle ruote) sono da 150 kW l’uno (204 cavalli), perciò la potenza complessiva è di 408 cavalli e 660 Nm di coppia. Valori che nonostante il peso elevato permettono alla Polestar 2 di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi.

Il sistema di ricarica può accettare un flusso di elettricità fino a 150 kWh e l’autonomia dichiarata è di ben 470 km nel ciclo WLTP, un valore molto vicino ai 500 km considerati al momento l’optimum per le elettriche di elevate prestazioni. C’è un aspetto però in cui la Polestar 2 cerca di fare la differenza rispetto alle altre elettriche: offrire un superiore esperienza di guida. Che per un’elettrica non vuol dire soltanto grande spunto in accelerazione, ma anche eccellente guidabilità, maneggevolezza e tenuta di strada. L’impostazione da berlina/coupé, con baricentro più basso è un aiuto fondamentale per questo scopo. Rispetto alle altre elettriche di elevate prestazioni che sono quasi tutti SUV (quindi a baricentro alto), la Polestar 2 spicca in modo netto. L’abbiamo sottoposta la Polestar 2 a una prova di slalom si su asfalto asciutto che umido e ci ha veramente sorpreso per l’agilità dimostrata fra i birilli, coadiuvata da un sistema anti-sbandamento efficace e non troppo limitante nell’intervento. Per chi vuole migliorare ulteriormente la dinamica di guida esiste poi una versione Performance Pack che al costo di 5.000 euro extra offre sospensioni regolabili con ammortizzatori sportivi Ohlins, freni Brembo (con pinze color oro) e cerchi da 20” che rendono l’auto ancora più stabile e reattiva nella guida sportiva irrigidendola quel tanto che basta senza penalizzare il comfort. 

Uno dei punti fermi di Polestar è offrire anche una superiore esperienza di vita a bordo. Per questo Polestar ha abbandonato la classica interfaccia Sensus delle Volvo per adottare il nuovo sistema operativo Android Automotive di Google. Una delle prime auto al mondo a introdurlo. Il software gira su uno schermo verticale tipo tablet da 10 pollici e grazie all’assistente vocale che risponde al comando “Ehi Google...” permette di comandare a voce ogni funzionalità dell’auto: dalla temperatura del climatizzatore, al navigatore. La Polestar 2 costa circa 60mila euro, più o meno in linea con la rivale Tesla 3, ed è già ordinabile via internet. Purtroppo per adesso l’Italia non rientra fra i primi sette paesi europei in cui verrà commercializzata.

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Lunedì 28 Dicembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 29-12-2020 20:02 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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