La 4^ generazione della Kia Optima

Kia Optima, anche in Italia la 4^ generazione: più moderna e più europea

di Giampiero Bottino
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LISBONA - Se parlasse tedesco anziché coreano – lingua a noi non così familiare – entrerebbe a vele spiegate nelle posizioni di testa delle classifiche di vendita delle vetture business. La Kia Optima, che ha dovuto aspettare la quarta generazione per entrare ufficialmente nel listino italiano, ha infatti le carte in regola per soddisfare una clientela documentata ed esigente come quella che di solito usufruisce delle auto aziendali di fascia medio-alta: sicurezza, tecnologia, comfort e la consapevolezza di una qualità ineccepibile, come testimoniano i 7 anni di garanzia della casa – trasmissibili anche in caso di cambio di proprietà, purché all’interno dei 150.000 km di percorrenza – che nessun concorrente ha finora avuto il “coraggio” di emulare.

Non a un caso in Kia Motors Italia è stata creata una struttura dedicata alle flotte, settore in precedenza mai praticato con troppa convinzione, come dimostra i 13% di vendite alle aziende, a fronte del 38% circa che rappresenta il dato del mercato totale. Una decisione motivata non solo, come ha sottolineato l’amministratore delegato Giuseppe Bitti, dalla consapevolezza di avere il prodotto giusto, ma anche dall’impossibilità di prescindere dalla clientela aziendale per ritagliarsi uno spazio adeguato in una classe dimensionale che negli ultimi anni ha registrato dei cambiamenti epocali. Le berline e station wagon di segmento D (in entrambe le declinazioni di carrozzeria la Optima è lunga 4.855 mm) che a metà degli Anni 90 valevano il 15% del mercato italiano, si sono ridotte al 4% con cui si è chiuso il 2015. Una torta sempre più ristretta, quindi, oltretutto drasticamente cambiata sul fronte dell’offerta e della domanda: nel 2000 i numeri del segmento evidenziavano il perfetto equilibrio tra marchi premium e generalisti, mentre oggi questi ultimi sono calati al 22%. E la mappa dei consumatori ha registrato nell’ultimo decennio un completo capovolgimento dei ruoli che ha portato dal 72% di clienti privati all’attuale 73% di immatricolazioni aziendali.

Iniziata in maniera abbastanza soft con la sola Optima a tre volumi – certamente non la configurazione preferita dalla clientela italiana – spinta dal turbodiesel 1.7 Crdi da 141 cv, l’offensiva flotte è entrata nel vivo una volta completata la gamma con la Sportswagon, cioè la versione familiare esteticamente molto vicina al concept Sportspace accolto con unanimi apprezzamenti al Salone di Ginevra del 2015, e con la punta tecnologica più avanza della famiglia, la berlina ibrida plug-in di cui parliamo a parte. Le linee fluide ed eleganti, la silhouette bassa e filante conferiscono alla Optima station wagon un look gradevole e moderno, l’abito adatto per una vettura spaziosa e accogliente, versatile e concreta ma capace anche di suscitare emozioni in chi si mette al volante. Questo compito è affidato alla versione più pepata delle tre che ne costituiscono la gamma, la Kia Sportswagon GT equipaggiata con il 2.0 T-Gdi, turbo a iniezione diretta di benzina da 245 cv abbinato al cambio automatico a 6 rapporti.

Tra le caratterizzazioni estetiche che ne sottolineano il temperamento ci sono gli scudi paraurti dal disegno specifico, i profili cromati della griglia e delle prese d’aria, i gruppi ottici full Led, i doppi terminali di scarico cromati e i cerchi in lega da 19” adottati in esclusiva per il mercato italiano, dai quali fanno capolino le pinze rosse dell’impianto frenante potenziato. Sotto l’aspetto dinamico, la vettura sviluppata in collaborazione tra i il Centro R&S coreano di Namyang e quello europeo di Rüsselsheim può contare sugli assetti e sulla messa a punto affidati agli specialisti del centro tecnico che Kia Europe ha non a caso dislocato nell’area del Nürburgring.

Questa grintosa vettura, che costa 45.000 euro, si colloca al vertice del tris di station wagon di cui fa parte anche la versione GT Line, nuovo allestimento disponibile anche per la berlina, che evoca l’idea di sportività soprattutto nella denominazione, in alcune connotazioni estetiche e nell’abbinamento con il cambio a doppia frizione Dct7 a 7 rapporti che hanno contribuito a determinare un prezzo di 37.500, mentre per quanto riguarda la motorizzazione condivide lo stesso turbodiesel 1.7 Crdi da 141 cv della versione base, denominata Class, che costa 7.000 euro in meno.

Comuni a tutte le nuove familiari medie del costruttore coreano sono le ricche ed evolute dotazioni tecnologiche, lo spazio generoso a disposizione dei passeggeri e dai bagagli, il cui vano ha un volume di 552 dm3 che può essere ampliato grazie alla versatilità delle sedute posteriori, i cui schienali abbattibili sono frazionati in tre parti, con proporzioni 40-20-40, in modo da adattare la configurazione alle più svariate esigenze di trasporto.
 

 

 

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Martedì 21 Febbraio 2017 - Ultimo aggiornamento: 03-04-2017 13:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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